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Aging in progress: dalla ricerca di base all'applicazione sul territorio
Dal 3 al 5 ottobre Novara ha ospitato il Congresso Aging Project 2024 – Aging in progress: dalla ricerca di base all’applicazione sul territorio. Le giornate del 3 e 4 ottobre sono state dedicate alle professioniste e ai professionisti di area sanitaria, mentre sabato 5 ottobre gli incontri erano dedicati principalmente alla popolazione.
Autore Carmela Rinaldi
Data di pubblicazione
credits © 123rf/uniupo
Si è appena concluso il congresso “Aging in progress: dalla ricerca di base all'applicazione sul territorio” ed è stato un grande successo. Potete raccontarci i temi più significativi che sono stati trattati nei plurimi panel e il vostro ruolo nell'organizzazione e supervisione del prestigioso evento?
Il congresso “Aging in Progress: dalla ricerca di base all'applicazione sul territorio” ha rappresentato una straordinaria opportunità di confronto per la comunità scientifica. L'evento ha posto l'accento su uno degli ambiti di ricerca più rilevanti del nostro tempo: l'invecchiamento e le malattie croniche a esso associate, con un approccio multidisciplinare che ha unito la ricerca di base, la clinica e l'intervento sul territorio.
Il congresso si è articolato su tre giornate: le prime due dedicate alla comunità scientifica e l’ultima dedicata ai cittadini. Nella giornata di apertura, il panel sui modelli organizzativi e assistenziali ha approfondito l’evoluzione e l’applicazione di questi modelli in risposta ai crescenti bisogni delle comunità, ponendo particolare attenzione all’integrazione dei servizi territoriali e alla collaborazione tra figure professionali. Tra i temi più significativi trattati nei panel successivi, sicuramente è da citare l’analisi delle principali patologie legate all’invecchiamento, partendo dai meccanismi biologici fino alla presentazione clinica e descrivendo anche quelli che sono i nuovi, possibili interventi farmacologici personalizzati e non farmacologici; è stato affrontato anche il tema dell’innovazione tecnologica e degli stili di vita come nuove sfide contro l’invecchiamento. Un panel, inoltre, è stato dedicato alle differenze di genere nell’invecchiamento, che si manifesta diversamente tra uomini e donne, sia dal punto di vista biologico, sia socio-culturale e come queste differenze si riflettano nell’assistenza sanitaria e nei diritti degli anziani.
Il comitato scientifico, composto da ricercatori e professori dell’Università del Piemonte Orientale e supervisionato da Mattia Bellan e da Carmela Rinaldi, ha collaborato con entusiasmo e partecipazione negli scorsi mesi ed è stato fondamentale nell’organizzazione e supervisione dell’evento, coordinando alcuni dei panel scientifici, contribuendo alla selezione dei temi trattati e coinvolgendo esperti di livello internazionale. Un’attenta pianificazione delle sessioni nei mesi precedenti il congresso ha permesso di dare rilievo alle tematiche più innovative.
All'ultimo giorno del congresso è stata invitata la cittadinanza: siete stati protagonisti di due momenti importanti. Il professor Bellan ha moderato il panel “Invecchiare collegati al futuro”, mentre la professoressa Rinaldi è stata protagonista della session dedicata ai cittadini. Sono stati due momenti di importante divulgazione scientifica. Ce ne parlate?
Nella giornata dedicata ai cittadini, le tematiche trattate si sono focalizzate sugli approcci innovativi per garantire un invecchiamento sano e attivo. Momento particolarmente significativo è stata la testimonianza del professor Silvio Garattini, che ha condiviso riflessioni su come invecchiare in salute, offrendo un contributo prezioso basato sulla sua vasta esperienza nel campo della salute pubblica e della ricerca. Bellan ha moderato la sessione che ha visto protagonisti esperti che hanno parlato dei dispositivi tecnologici utili alla salute, dell’Intelligenza Artificiale e della sostenibilità del cibo del futuro. Le relazioni hanno sottolineato sia come le novità siano per lo più utili alla salute e alla sostenibilità, sia come le novità, soprattutto in campo tecnologico, possano rappresentare qualcosa di preoccupante e da utilizzare nel modo corretto.
Nella seconda parte della mattinata Rinaldi e Candiani hanno presentato il Progetto Aging ai cittadini e sono stati evidenziati i punti di forza dell’utilizzo di siti web, come quello dell’Aging Project, che riportano articoli e curiosità scientificamente basate. In ultimo si è parlato della Biobanca UPO e del Novara Cohort Study, risorse fondamentali per lo studio a lungo termine dell’invecchiamento nella popolazione e la raccolta di campioni biologici utili alla ricerca. Per noi portare la ricerca più vicina ai cittadini è fondamentale.
Il congresso è stata un'occasione per fare il punto sui prestigiosi achievement del “Progetto Aging”, uno dei fiori all'occhiello del nostro Ateneo. Ci raccontate l'avventura del progetto sino a oggi?
Il Progetto Aging si concentra su una delle maggiori sfide del nostro tempo: l'invecchiamento della popolazione e le sue implicazioni sanitarie e sociali. Grazie a un approccio multidisciplinare, il progetto ora integra competenze in biologia molecolare, clinica, epidemiologia e scienze etico-sociali, con l'obiettivo di comprendere i processi biologici dell'invecchiamento e di sviluppare soluzioni innovative per affrontare le malattie croniche associate. Il Congresso Aging Progress 2024 è stato un momento cruciale per riflettere sui traguardi raggiunti, per condividere con la comunità scientifica i risultati ottenuti e per discutere le prospettive, rafforzando il network di collaborazioni interdisciplinari anche grazie alla partecipazione di speaker di rilievo nazionale e internazionale.
Questo progetto, che è nato con l'obiettivo di riunire i ricercatori UPO che hanno come principale tematica di studio i processi legati all'invecchiamento e alle malattie croniche a esso associate, si è evoluto nel corso degli anni ed è diventato un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per le tematiche correlate all’invecchiamento. Dalla sua nascita, nel 2018, il Progetto Aging ha posto al centro la ricerca traslazionale, unendo le competenze di ricercatori di base e clinici. L'obiettivo primario è quello di comprendere meglio i meccanismi biologici, clinici e sociali che guidano il processo di invecchiamento per offrire soluzioni concrete sia sul piano della prevenzione, sia del trattamento delle patologie neurodegenerative e altre malattie croniche tipiche dell'età avanzata. In questi anni si sono ottenuti diversi obiettivi, oltre ai sopracitati Novara Cohort Study e Biobanca, tra cui la creazione di diverse infrastrutture, fondamentali per la prosecuzione dei progetti (tra cui ricordiamo l’Infrastruttura di ricerca di base e traslazionale sull’Aging, l’infrastruttura di supporto metodologico alla ricerca, l’infrastruttura di Fund Raising e SIMNOVA, ovvero l’infrastruttura di supporto alla didattica innovativa) e l’attivazione di corsi di formazione innovativa ad alta specializzazione sul tema dell’invecchiamento (tra cui, il corso di Dottorato di ricerca in Food, Health and Longevity, il Master di I livello in Infermieristica di Famiglia e Comunità e il Corso di perfezionamento in Formatori Primary Nursing).
La grande partecipazione al congresso - da parte dei ricercatori nelle giornate del 3 e 4 ottobre e dei cittadini nella giornata del 5 ottobre - ha dimostrato quanto il Progetto Aging sia un esempio di eccellenza e di innovazione. Il successo ottenuto sinora ci motiva a proseguire su questa strada, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente la ricerca e l’applicazione clinica e di rafforzare il ruolo del nostro Ateneo come leader nel campo dell'invecchiamento e della medicina traslazionale.
Il Progetto Aging del DIMET ha contribuito alla certificazione di eccellenza ricevuta dal MIUR. Vi chiederei di raccontare ai nostri lettori in che cosa consiste e il processo che ha portato al raggiungimento dell'obiettivo.
Il Progetto Aging del Dipartimento di Medicina Traslazionale è stato un elemento chiave nel raggiungimento della certificazione di eccellenza attribuita dal Ministero dell'Università e della Ricerca. Questo prestigioso riconoscimento è conferito ai dipartimenti universitari che si distinguono per l'elevata qualità della loro ricerca scientifica, per l’impatto innovativo dei loro studi e per la loro capacità di creare collaborazioni nazionali e internazionali di rilevanza. La certificazione di eccellenza è parte di un'iniziativa strategica del MUR, che mira a promuovere la competitività e l'internazionalizzazione del sistema universitario italiano ed è assegnata ai dipartimenti più meritevoli attraverso un rigoroso processo di valutazione. I dipartimenti certificati ricevono risorse economiche aggiuntive per consolidare la propria leadership scientifica e sostenere progetti innovativi. Il processo che ha portato alla certificazione è stato frutto di una collaborazione intensa tra ricercatori, clinici e istituzioni, sia a livello locale, sia internazionale. Il Progetto Aging, già finanziato per il periodo 2018-2022, ha ottenuto un ri-finanziamento grazie ai risultati raggiunti, consolidando il suo ruolo di punta nel panorama della ricerca sull'invecchiamento. Il percorso che ha portato alla certificazione di eccellenza e al rifinanziamento del progetto è stato possibile grazie a una stretta collaborazione tra ricercatori, clinici e istituzioni locali e internazionali che, nella prima fase del progetto (2018-2022), si sono concentrate su quattro tematiche chiave:
- perché invecchiamo;
- malattie correlate all’invecchiamento;
- il peso dell’età e delle disabilità;
- percorsi di prevenzione e cura.
Nella seconda fase (2023-2027), il progetto si propone di continuare a sviluppare e implementare dati, modelli assistenziali e infrastrutture oggetto della precedente progettualità, con l’obiettivo di generare un impatto oggettivo sul territorio e diventare un centro di riferimento sull’aging a livello nazionale e internazionale.
La certificazione di eccellenza del MUR rappresenta, dunque, un sigillo di qualità per l'attività del DIMET e riconosce l'importanza del suo contributo scientifico e sociale. Questo risultato non soltanto consolida la reputazione accademica dell'UPO, ma garantisce anche risorse per continuare a sviluppare progetti innovativi, rafforzando ulteriormente il legame tra ricerca, assistenza sanitaria e comunità.
Ultima modifica 31 Ottobre 2024
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