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Argomento
Giurisprudenza

Il potere costituente e la nascita della Repubblica

Il 2 giugno 2023 la Repubblica Italiana compie 77 anni. Le celebrazioni tenutesi nella città di Vercelli hanno visto la partecipazione del professor Massimo Cavino, direttore del Dipartimento di Studi per l’economia e l’impresa UPO, che ha pronunciato il discorso di commemorazione della nascita della Repubblica. Riportiamo integralmente il suo intervento di fronte al Prefetto Lucio Parente, alle autorità e ai cittadini vercellesi.

Data di pubblicazione

2 giugno 2023, 77a Festa della Repubblica
2 giugno 1946-2023, 77 anni di Repubblica Italiana

credits © UPO/123RF

Signor Prefetto, Signor Sindaco, Signori rappresentanti delle autorità civili, militari e religiose, Signore e Signori, 

non posso nascondere la mia emozione nel prendere la parola nel corso di questa importante cerimonia. E proprio per vincere l’emozione vi chiedo di potermi rifugiare nelle categorie che mi appartengono: quelle del Diritto costituzionale.

Vorrei però prendere le mosse da un concetto sul quale ho modo di riflettere con i miei studenti al primo anno di Giurisprudenza: il concetto di potere costituente. Si tratta del potere di fondare un nuovo ordinamento giuridico, del potere che permette di stabilire le basi della convivenza civile nello Stato. Un potere che si esaurisce una volta esercitato e che non conosce limiti.

Il 2 giugno 1946 le elettrici e gli elettori italiani sono stati chiamati ad eleggere i propri rappresentanti nell’Assemblea Costituente, l’organo cui spettava il compito di scrivere la nuova costituzione. Si può dire che il potere attribuito a quell’Assemblea fosse il potere costituente? Che essa potesse scrivere la nuova Costituzione senza incontrare alcun limite?

La risposta non può che essere negativa. Lo stesso giorno quelle elettrici e quegli elettori erano stati chiamati a decidere anche della forma che il nuovo ordinamento avrebbe dovuto assumere: se Repubblica o Monarchia. E decisero Repubblica. Il voto del 2 giugno è stato esercizio del potere costituente e l’Assemblea eletta contestualmente lo ha dovuto rispettare. Con il voto del 2 giugno il Popolo italiano si è assunto il peso della decisione storica sul futuro delle sue istituzioni, sul suo stesso futuro. 

 

citazione

Con il voto del 2 giugno il Popolo italiano si è assunto il peso della decisione storica sul futuro delle sue istituzioni, sul suo stesso futuro.

Il percorso che ha condotto alla fondazione della Repubblica è stato decisamente accidentato e si è sviluppato in tre passaggi. Ha preso avvio con la stagione della cosiddetta tregua istituzionale, quando ancora si combatteva nel nostro paese. Il 31 marzo 1944 si tenne a Salerno una conferenza stampa nel corso della  quale Togliatti annunciò la disponibilità ad accantonare la questione istituzionale fino alla fine della guerra e a partecipare ad un governo di unità nazionale per la liberazione del Paese (quella che venne definita la svolta di Salerno): tra le dimissioni del primo governo Badoglio, il 17 aprile 1944, e la formazione del secondo, il 22 aprile, furono poste dai partiti del CLN le condizioni della tregua istituzionale, poi sancita dal decreto n.151 del 1944. Esse prevedevano un passo indietro da parte del Re, che avrebbe trasferito l’esercizio dei suoi poteri al figlio Umberto quale suo luogotenente, e l’esercizio del potere esecutivo e legislativo da parte dei partiti del CLN, che si impegnavano a non usarlo per condizionare l’esito della questione istituzionale, rinviata al dopoguerra.

La seconda fase iniziò con l’approvazione del decreto n. 98 del 1946 che, modificando quanto disposto dal decreto n. 151 del 1944, stabilì che la decisione sulla forma istituzionale dello Stato non sarebbe stata attribuita alla Assemblea costituente, bensì al voto popolare espresso con un referendum contemporaneo alla elezione della stessa Assemblea costituente. La scelta di demandare al voto popolare la decisione sulla forma istituzionale dello Stato fu fortemente sostenuta dalla Corona e decisamente osteggiata, nella compagine governativa, dai partiti di sinistra. Essi temevano che l’attaccamento popolare alle tradizioni potesse giocare a favore della monarchia. Il Presidente del Consiglio De Gasperi riuscì però a conciliare le diverse posizioni appoggiandosi al sostegno del governo americano, favorevole alla soluzione voluta dai monarchici.

Questo passaggio si caratterizzò per una forte tensione politica soprattutto nella sua parte finale in ragione dell’atteggiamento di Casa Savoia che con l’abdicazione di Vittorio Emanuele III, il 9 maggio 1946, ruppe a meno di un mese dal voto, la tregua istituzionale.

La terza e ultima fase fu quella immediatamente successiva al voto del 2 giugno. La Corte di cassazione procedette alla proclamazione dei risultati il 10 giugno. Nella notte fra il 12 e il 13 giugno il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi assunse le funzioni di Capo provvisorio dello Stato. Lo stesso 13 giugno Umberto II partiva in esilio per il Portogallo. Per avere però la proclamazione definitiva del risultato del referendum si dovette ancora attendere perché la proclamazione del 10 giugno fu oggetto di ricorso da parte di Umberto II in relazione alle norme sul computo della maggioranza dei voti per il referendum. La Corte di cassazione con l’ordinanza 18 giugno 1946 convalidò definitivamente il risultato.

citazione

Nella notte fra il 12 e il 13 giugno il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi assunse le funzioni di Capo provvisorio dello Stato.

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Rassegna del PrefettoI rappresentanti ANPI durante l’alzabandiera2 giugno 2023 Festa della RepubblicaFesta della RepubblicaAlzabandiera2 giugno 2023 Festa della RepubblicaIl professor Massimo CavinoFesta della Repubblica

Ricordiamo la complessità di questi passaggi per sottolineare che la scelta repubblicana non fu scontata, né indolore: l’Italia che apprendeva l’esito del voto del 2 giugno era un paese diviso, lacerato da contraddizioni sociali e territoriali; combattuto tra opzioni politiche di segno antitetico. Ma era un Paese animato da una straordinaria volontà e vitalità desideroso di trovare i punti di convergenza, di ritrovarsi in un orizzonte di valori condivisi, per ripartire dopo la tragedia della guerra.

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E questo fu il compito dell’Assemblea Costituente. Essa doveva riannodare l’ordito dei rapporti sociali, economici e politici affinché le nuove istituzioni repubblicane potessero tesservi la trama della convivenza civile.

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77a Festa della Repubblica

77a Festa della Repubblica Intervento del professor Massimo Cavino © UPO/Leonardo D'Amico

E questo fu il compito dell’Assemblea Costituente. Essa doveva riannodare l’ordito dei rapporti sociali, economici e politici affinché le nuove istituzioni repubblicane potessero tesservi la trama della convivenza civile. Missione difficile, ma sicuramente compiuta. A settantasette anni da quel 2 giugno possiamo dire che la nostra Costituzione ha permesso al Popolo, in ogni sua parte, di riconoscersi nelle istituzioni repubblicane; attraversando anche stagioni difficili nelle quali la Costituzione ha rappresentato il punto di riferimento, la vera garanzia della libertà di tutti. 

Ed è grazie alla nostra Costituzione se possiamo dire che la Repubblica nel suo settantasettesimo compleanno è ancora giovane, è ancora bella. Se possiamo dire col cuore innamorato Viva l’Italia, Viva la Repubblica!

    Ultima modifica 2 Giugno 2023

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