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Argomento
Geopolitica

Nuove ‘lenti’ per comprendere i processi migratori

Gli obiettivi primari del progetto Ve.S.T.A. (Verso servizi territoriali accoglienti), finanziato dal Fondo europeo per l'asilo, la migrazione e l'integrazione (FAMI) 2014-2020, sono stati: offrire un percorso formativo ai professionisti impegnati con richiedenti asilo e altri migranti; potenziare le reti di collaborazione presenti nei territori piemontesi; incoraggiare l’acquisizione di nuovi approcci teorico-metodologici utili al lavoro sociale sulla base dei risultati di precedenti ricerche sulla migrazione.

Data di pubblicazione

Migranti in Italia
Negli ultimi anni, i richiedenti asilo costituiscono la maggioranza dei migranti arrivati in Italia.

Negli ultimi anni, i richiedenti asilo costituiscono la maggioranza dei migranti arrivati in Italia.

Studiare i processi migratori implica anche considerare il sistema di accoglienza e gli effetti che i processi organizzativi possono esercitare sull’inserimento delle persone nel paese di arrivo. È un sistema che provvede certamente a sostenere, ma anche a controllare e dirigere il richiedente asilo in specifici percorsi. È importante, quindi, considerare anche la prospettiva dei professionisti coinvolti nel sistema, ossia di coloro che sono incaricati di tradurre in pratiche e azioni quotidiane gli indirizzi delle politiche pubbliche e sociali. Lavorare all'interno di un sistema di accoglienza per richiedenti asilo, infatti, richiede non solo competenze complesse, ma anche capacità di usare pensiero critico sui processi e sulle strutture sociali che sono costantemente implicati nella migrazione, sulle dinamiche che caratterizzano le organizzazioni pubbliche e private coinvolte, e sulle relazioni tra i diversi attori implicati (Dominelli, 2008; Lorenz, 2006).

Così, la partecipazione di docenti universitari a un importante progetto formativo è stata declinata, sulla base dei risultati di precedenti ricerche sulla migrazione e sulla produzione mediatica (Allegri, Eve, Mazzola, Perino, Pogliano, 2020), incoraggiando i partecipanti a considerare criticamente i riferimenti concettuali tradizionalmente applicati nel lavoro sociale con i migranti e richiedenti asilo.

Il progetto Ve.S.T.A.  (Verso servizi territoriali accoglienti)1 , finanziato dal Fondo europeo per l'asilo, la migrazione e l'integrazione, è stato realizzato da un gruppo di partner: la Regione Piemonte, nel ruolo di capofila, il Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali dell’Università del Piemonte Orientale (DIGSPES), l’Istituto Regionale per la Ricerca Sociale ed Economica (IRES) e l'Associazione di Studi Giuridici sulle Immigrazioni (ASGI).

Un aspetto particolarmente innovativo del programma ha riguardato la scelta di organizzare la formazione in modo capillare e diffuso nel territorio piemontese, in modo da facilitare il più possibile la partecipazione dei professionisti coinvolti. Complessivamente, infatti, hanno partecipato a VeSTA 687 tra assistenti sociali ed educatori professionali di servizi sociali e sanitari, operatori di centri di accoglienza per richiedenti asilo, mediatori culturali e altri dipendenti di servizi pubblici. Sono state organizzate 55 sessioni e 330 ore di formazione, tenute in 7 diverse città della regione Piemonte (Torino, Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Biella e Santhià) da 13 formatori. Il 63% di coloro che hanno partecipato non aveva preso parte a nessuna formazione riguardante i temi sulle migrazioni nei tre anni precedenti.

La formazione è stata divisa in due parti. La prima, dedicata ai temi sociologici, antropologici e socio-giuridici, ha previsto 25 sessioni di formazione (150 ore) condotte da 10 docenti. La seconda parte, focalizzata sul lavoro sociale nella comunità locale e sull'approccio del lavoro in rete, ha contemplato 30 sessioni di formazione (180 ore) guidate da 3 formatori.

Per quanto riguarda il contesto politico e giuridico dei richiedenti asilo in Italia, il progetto VeSTA si è svolto tra dicembre 2016 e marzo 2018, quindi prima che fosse stata approvata dal Parlamento la Legge 132/2018 che ha modificato il sistema di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo.

Un altro importante obiettivo del progetto VeSTA è stato quello di mettere in discussione l'interpretazione dei comportamenti e dei bisogni dei migranti in termini di "loro cultura", poiché prospettive di questo tipo sono comuni tra chi lavora con i migranti e gli interventi sono spesso influenzati di conseguenza. La prospettiva culturalista tende a identificare culture nazionali indifferenziate (per esempio "cultura marocchina") e non tiene conto delle profonde differenze tra i valori, le preferenze e l'esperienza sociale di marocchini di classi, generi e generazioni diverse, come invece avviene per la "cultura italiana" (Eve, 2013). Nel corso della formazione, abbiamo suggerito che questo tipo di interpretazione del comportamento dei migranti in termini di una presunta cultura nazionale pone grandi problemi. Come molti antropologi culturali hanno sottolineato negli ultimi anni (per esempio Cuche, 2003 e Remotti, 2014) si rischia di generalizzare e distorcere idee, valori e quadri concettuali riguardanti i migranti, con ricadute importanti nella predisposizione di servizi, progetti e pratiche professionali nel lavoro quotidiano. Abbiamo offerto alcuni elementi utili a costruire un tipo alternativo di spiegazione, concentrandoci sui processi sociali che sono regolarmente implicati nella migrazione, indipendentemente dalla nazionalità o dall'etnia delle persone coinvolte. Per esempio, abbiamo sottolineato che qualsiasi atto di migrazione cambia le reti sociali del migrante, con molteplici effetti di importanza sociale. Così, invece di pensare alla "famiglia migrante" in termini di differenze culturali, da una (indifferenziata e semplificata) "famiglia italiana", può essere più utile pensare agli effetti che lo spostamento di luogo ha sulle reti sociali (Perino, Eve, 2017). Un effetto tipico sulla rete famigliare è relativo al fatto che la migrazione è molto selettiva in termini di età, dunque è improbabile che i genitori migranti abbiano i propri genitori nelle vicinanze e, di conseguenza, non possono contare sul loro aiuto per la cura dei figli (Barban, Dalla Zuanna, 2010).

'Altri saperi esperti': coinvolgere persone immigrate “come docenti” nella formazione al lavoro sociale

Una azione particolarmente innovativa del progetto è stata quella di coinvolgere sedici migranti, che vivevano in Italia da molti anni, in qualità di 'esperti nel rapporto con i servizi sociali'. Sono stati selezionati considerando compiuto il loro processo di 'integrazione'. Lo scopo di questa parte del progetto è stato, da un lato, incoraggiare i migranti a riflettere sulla loro esperienza come attori sociali consapevoli e competenti, e, dall'altro, valorizzare le loro conoscenze e metterle a disposizione degli operatori sociali in formazione.

Si è trattato di un esperimento simile ai progetti che coinvolgono gli utenti dei servizi sociosanitari nella formazione universitaria degli assistenti sociali (Beresford & Boxall, 2012; Ramon et al., 2019), seppur con alcune specificità nell’applicazione. Dopo una breve formazione ad hoc, i "migranti esperti" hanno partecipato con i docenti in alcune lezioni, avanzando proposte per migliorare l’approccio dei servizi.

  • 1PROG-336 Progetto V.E.S.T.A. — Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) 2014-2020 del Ministero dell'Interno - Obiettivo Specifico 2. Integrazione / Migrazione legale - Obiettivo nazionale 3. Capacity building - lett. j) Governance dei Servizi
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Migranti come docenti

Migranti come docenti Durante il progetto gli immigrati hanno "insegnato" il loro punto di vista agli esperti

Applicando l’approccio della ricerca-azione partecipativa, attraverso la ricostruzione del loro percorso migratorio e la discussione tra pari il gruppo ha elaborato alcuni suggerimenti per i professionisti. Ogni storia di vita è stata analizzata dal gruppo, facilitato da un ricercatore, prestando particolare attenzione ai processi attivati dai servizi sociali e alla relazione tra migrante e operatore sociale. Impresa tutt’altro che semplice: nelle sessioni di formazione con i partecipanti, i "migranti esperti" non hanno offerto la classica testimonianza o descritto quale fosse il loro problema, ma hanno illustrato gli aspetti positivi o negativi incontrati nel loro rapporto con i servizi sociali e sanitari. Così, gli utenti migranti dei servizi sono diventati formatori nel progetto Ve.S.T.A., e sono stati pagati per il loro impegno. I suggerimenti del gruppo sono stati focalizzati sulla necessità di essere considerati come attori sociali, protagonisti del loro percorso, e dunque informati e consultati sulle scelte che riguardano il loro percorso di vita, confermando in tal modo le prospettive discusse con i professionisti durante le diverse fasi del programma.

Questo esperimento, che è stato molto apprezzato dai partecipanti alla formazione, dimostra che gli utenti dei servizi migranti possono essere efficacemente coinvolti in molti tipi di progetti nei territori piemontesi. Ciò non significa che questi temi siano privi di tensioni, conflitti e sfide, ma lavorare con loro aiuta a garantire che professionisti e manager dei servizi possano in futuro operare in modo più efficace nel soddisfare le priorità e i bisogni delle persone e delle comunità locali che si rivolgono a loro (Allegri, 2015). Tra i limiti di questo esperimento vanno considerati sia il tempo relativamente breve dedicato alla formazione degli "utenti migranti esperti" sia il rischio che gli operatori sociali — se non sistematicamente supportati dalle loro organizzazioni — tornino alle pratiche attualmente attivate e dominanti, trascurando le questioni strutturali che causano i problemi sociali.

Accanto all’attività di formazione, il progetto Ve.S.T.A. ha dato luogo alla produzione del docu-video dal titolo: Fuori Emergenza. La complessità dell’accoglienza”, con la regia di Mauro Tortone.

Bibliografia

Allegri E., Eve M., Mazzola R., Perino M., Pogliano A. (2020), Other ‘Lenses’: a Training Programme for Social Workers and Others Working with Asylum Seekers and Migrants in Italy, European Journal of Social Work, ISSN 1369-1457, 23(3), pp. 529-540.

Allegri E. (2015). Il servizio sociale di comunità, Carocci, Roma.

Barban N., Dalla-Zuanna G. (2010). A portrait of immigrant children’s housing experiences in Italy. Housing Studies, 25 (4), 559–584.

Beresford P., Boxall K. (2012). Service users, social work education and knowledge for social work practice. Social Work Education, 31(2), 155–167.

Cuche D. (1996). La notion de culture dans les sciences sociales, Éditions La Découverte.

Dominelli L. (2008). Anti-racist social work. Palgrave.

Eve M. (2013). I figli degli immigrati come categoria sociologica. Quaderni di Sociologia, LVII (63), 35–61.

Lorenz W. (2006). Perspectives on European social work: From the birth of the nation state to the impact of globalization. Barbara Budrich Publishers, Leverkusen.

Mazzola R. (2020), Religioni, immigrazione e diritto alla salute. Il concetto di “salute” oltre le categorie “scientiste”, in Serra B. (a cura di), Valetudo et religio: intersezioni fra diritto alla salute e fenomeno religioso, Giappichelli, Torino, pp. 81-92.

Perino M., Eve M. (2017). Torn Nets. How to explain the gap of refugees and humanitarian migrants in the access to the Italian labour market. Fieri Working Paper. https://www.fieri.it/2017/09/21/torn-nets

Pogliano A. (2019). Media, politica e migrazione in Europa, Carocci, Roma.

Ramon, S., Moshe Grodofsky, M., Allegri, E., & Rafaelic, A. (2019). Service users’ involvement in social work education:Focus on social change projects. Social Work Education, 38(1), 89–102.

Remotti F. (2014). L’ossessione identitaria, Laterza, Bari.

    Ultima modifica 10 Novembre 2022